Alitalia, Ethiad e Malpensa: chi sarà il prossimo sindaco di Milano?

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La domanda non sembra appropriata, e invece lo è. Vediamo perché. Alitalia è un vettore decotto. Ha un mare di debiti, una flotta disomogenea e costosa per manutenzione e mantenimento dell’addestramento del personale di volo, una attività commerciale inesistente, autoreferenziante e per nulla aggressiva, nessuna vision sul proprio futuro prossimo, nessuna capacità manageriale diretta a una strategia di accrescimento di volumi di volato produttivi di utili.

Le perdite di esercizio, del resto, le continuiamo a pagare tutti noi, da tempo, fra cassa integrazione, bad company e servizi non adeguati ad un Paese, l’Italia, che è lungo e montagnoso. Ciò vuol dire che è ancor più costoso da adeguare alla moderna esigenza della mobilità, se si pensa all’alternativa della gomma o dell’acciaio all’aereo. Autostrade e Alta Velocità, per capirci. A cosa ci si aggrappa, in Alitalia, ormai con i flutti che stringono le gole della società, sommersa da debiti e inutili aiutinetti di Stato? A un vettore extra comunitario, con un management strutturato, che per metterci soldi e faccia chiede di procedere ad una purga importante dei livelli occupazionali, ridondanti per il modello industriale del lungo raggio, visto come la panacea dei nostri mali aeronautici. Ma gli arabi con i manager inglesi chiedono anche l’abbandono dei voli domestici, perché in Italia tutti, ma proprio tutti, voliamo settimanalmente verso New York, Tokyo e Rio de Janeiro. E già che ci siamo, una sana politica di contrasto al lowcost , che non guasta mai.

Verrebbe da pensare:

Ma se il 70% e più dei voli intercontinentali è orientato verso il Nord America, perché non scegliere Malpensa invece di Fiumicino, visto che fra andata e ritorno dallo scalo della brughiera il vettore risparmia più di un’ora e mezzo di volo rispetto allo stesso volo dallo scalo della città eterna? Semplicemente perché la Terra è rotonda, come andava dicendo Cristoforo Colombo. Ora e mezzo in meno per volo andata/ritorno vuol dire risparmio di carburante, di impiego macchina, di impiego equipaggi, di tariffe più basse, di volo più breve.

E invece?

Abbandoniamo allegramente i voli domestici. Che tanto c’è l’odiata Alta Velocità che lentamente fatica a fare un buco in una montagna per essere altamente veloce. Come faccia uno che sta a Catania o a Brindisi ad andare altamente veloce a Torino o a Venezia, è particolare fastidioso da rappresentare.

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Combattiamo determinati i voli lowcost, bandiera da combattimento da sempre dell’ex compagnia di bandiera. Combattimento evidentemente importante e anche determinante nella politica del trasporto aereo in Italia, considerato che i voli lowcost non svolgono voli intercontinentali e operano, e bene, alcuni voli domestici. Magari da aeroporti i cui territori non sono serviti dall’Alta Velocità. Cose che Alitalia non vuole più fare.

Tutto è di una logica assolutamente illogica.

E poi c’è l’Aeroporto Intercontinentale di Malpensa, che sta lì a soffrire perché chiunque voglia fare il sindaco a Milano, prende i voti a Linate, che è a Milano, e non a Malpensa, che è a Varese. Quindi AvantiMalpensa! a parole battendosi il petto e gonfiandolo ai convegni, ma sotto sotto portiamo più voli a Linate, che per i milanesi che vivono dentro le mura spagnole è comodo, e per chi vuole fare il sindaco ancor di più; sai i voti che perdi se dici che Linate dovrebbe costare ai vettori più di Malpensa? Perché Linate è comodo come una poltronissima a La Scala o una poltroncina in Tribuna a San Siro. Ma fa niente, Linate è comodo, ma costa uguale a Malpensa, che è scomodo. Come il loggione a La Scala e il Terzo Anello a San Siro. E così tutti a Linate, chiediamo di aumentare i voli, togliamo il contingentamento, freghiamocene allegramente dell’Unione Europea che ha messo i soldi a Malpensa per farne un Hub, chiedendo nel contempo di chiudere Linate.

Parrebbe che anche l’attuale Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, il tanto onorevole Maurizio Lupi, un giorno vorrebbe occupare lo scranno di Palazzo Marino.

Costi quel che costi.

Il resto dei costi, invece, sono solo danari che paghiamo tutti noi in debiti di Alitalia, in perdite degli aeroporti abbandonati dai voli, in multe dell’UE a SEA che non cambia il proprio modello industriale nonostante la privatizzazione operata da F2i, in casse integrazioni danarose a piloti e assistenti di volo, in scivoli agevolati per  i pre-pensionamenti.

Ma Alitalia deve volare per New York, Tokyo e Rio de Janeiro. Che questo è ciò che ci serve, a noi.

I voli domestici togliamoli, tanto li fa il treno altamente veloce. Ma laddove c’è.

I voli lowcost è meglio che volino fra la Spagna e il Nord Europa. Così non ci disturbano.

E noi vedremo facce attaccate ai muri a dirci che votandoli a nuovo Sindaco faranno risorgere Alitalia, miglioreranno il servizio pubblico del trasporto aereo e sopratutto faranno finalmente risorgere l’Aeroporto Intercontinentale di Malpensa.

Gianni Scapellato

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