Leggo nell’inserto finanziario di un quotidiano a tiratura nazionale: «Chi ha qualche risparmio da parte si rivolge ai promotori finanziari, chi ha un gruzzulo più consistente si affida ai private banker, mentre chi vanta una ricchezza fuori dall’ordinario può diventare cliente dei Family Office».
Quello del “qualche risparmio da parte”, del “gruzzolo più consistente” e della “ricchezza fuori dall’ordinario” è il linguaggio che incanta l’ intelletto rispetto al quale mi abbandono senza muovere alcuna guerra filosofica.1
Il risparmio sotto forma di “ qualche risparmio da parte “ richiama la vita dei campi, e, dietro di esso, vi è sempre una famiglia. E’l’oculata gestione familiare del poco, la piccola rinuncia quotidiana, l’etico sottrarsi al flusso consumistico, lo “spostare“ fisico da qualche parte il soldo per difenderlo non dai ladri ma dalla “passione per il godimento presente”.
Il risparmio è “da parte” ma è lecito, anzi è giusto, dichiararlo come si dichiara l’appartenenza ad una ad una chiesa.
Il risparmio sotto forma di “gruzzolo più consistente” travalica i confini del lecito è appunto“gruzzolo”. Necessita di una qualche segretezza o come direbbe Gaston Bachelard di una “intelligenza del nascondiglio”. Il gruzzolo richiama lo scrigno, la cassa, il sacchetto.
Il “risparmio da parte” possiede un ruolo nel funzionamento della macchina economica; il “gruzzolo” è la sabbia nell’ingranaggio del sistema. Il “risparmio da parte” possiede una funzione sociale; il “gruzzolo” vive in una dimensione meramente individuale. Il gruzzolo è destinato a non rientrare mai in circolo: è l’accumulazione per l’accumulazione. L’avaro, l’inesausto accrescitore del gruzzolo è nello stesso tempo colui che ne preserva il virtuale infinito potere. Alla sua morte i demoni, sotto forma di eredi maneggioni, scoperchieranno gli scrigni.
La “ricchezza fuori dall’ordinario” non è risparmio. Nulla ha da spartire con le pratiche dell’ordinato mettere da parte o dell’accrescimento del gruzzolo… Essa travalica la razionalità smithiana secondo cui «i capitali aumentano con la parsimonia e diminuiscono con la prodigalità e la cattiva condotta». Anzi, forse nel suo fondo si agitano inconsulte prodigalità e cattive condotte. Non è oggetto di indagine economica o finanziaria. La “ricchezza fuori dall’ordinario” è oggetto d’arte ed in particolare oggetto letterario.
La trasmutazione, via Abate Faria, di Edmond Dantes nel Conte di Montecristo, avviene per mezzo di una ricchezza fuori dall’ordinario. Davanti ad essa la solidità razionale del marinaio Dantes vacilla: «Dopo aver toccato, palpato, immerse le mani tremanti nell’oro e nelle pietre, Edmondo si rialzò e prese una corsa attraverso la caverna con la fremente esaltazione di un uomo che sta per diventare pazzo».
Se il “gruzzolo” è votato al mantenimento della sua virtuale infinita potenza, la “ricchezza fuori dall’ordinario” una volta scoperta diviene “strumento” per il raggiungimento di altri fini: nel libro di Dumas è asservita alla straordinaria vendicativa giustizia del Conte di Montecristo che pur applicata ai malvagi ed ai traditori, mai convincerà di essere fino in fondo buona.
Che a queste immagini di risparmio, gruzzolo e ricchezza vengano attribuiti rispettivamente tre figure professionali di contatto è un segno dei tempi: nessun nesso esiste infatti tra l’etica protestante e la promozione finanziaria, il vecchio Fagin e il Private Banking, il Conte di Montecristo e un Family Office.
[1] Wittengstein: compito della filosofia è sostenere una «battaglia contro l’incantamento del nostro intelletto, per mezzo del nostro linguaggio».