di Stefano Masa ideatore e titolare di QuantInvest®
«Gli attuali corsi dei mercati azionari incorporano il pericolo di una bolla speculativa?». Così terminavo il precedente intervento dopo aver illustrato alcune caratteristiche distintive di una cosiddetta “bolla speculativa”. Viceversa in questo intervento sarà mia cura fornire elementi oggettivi al fine di poter individuare una zona di cosiddetto “ipercomprato o ipervenduto”.
Prendendo come fonte la parte relativa agli “oscillatori” trattata nel testo Analisi tecnica dei mercati finanziari di John J. Murphy – vero e proprio sussidiario nella formazione degli analisti tecnici al quale si affianca l’altro e fondamentale testo di riferimento a firma di Martin J. Pring – viene descritto uno degli utilizzi più importante soprattutto nell’interpretazione delle situazioni in cui l’indicatore (l’oscillatore stesso) si trova a raggiungere l’estremità superiore (zona di ipercomprato) o inferiore (zona di ipervenduto) della propria banda di oscillazione.
Riportando testualmente il testo, queste zone definite come “iper” vengono così descritte: «questa condizione avverte che la tendenza dei prezzi è troppo tirata e quindi vulnerabile». Mi soffermo volutamente sull’ultima parte ovvero «…troppo tirata e quindi vulnerabile».
All’iniziale domanda si può – anzi – si deve rispondere in questo modo: gli attuali corsi dei mercati azionari si trovano esattamente in questa condizione: «…troppo tirata e quindi vulnerabile». È bene dire che non tutti i mercati stanno affrontando questa situazione ma il principale – quello statunitense – sì! A conferma di quest’ipotesi l’analisi grafica sotto riportata.
– Indice S&P 500 con rappresentazione grafica su base dati mensile e oscillatore RSI a 14 –
Ritengo corretto soffermarmi su alcuni aspetti di criticità nell’interpretazione di queste zone di “iper”:
a) l’attendibilità di queste zone di inversione è molto spesso ritenuta troppo “anticipatoria” rispetto al verificarsi dell’evento atteso;
b) aumentando il time frame della base dati (es.: da daily a weekly) il precedente punto viene ulteriormente a dilatarsi implicando conseguenze ancor più marcate sulla valenza finale della conclusione dedotta;
c) nell’utilizzare i cosiddetti oscillatori, l’individuazione della sola zona di ipercomprato/ipervenduto non è l’unico elemento a sostegno di una decisione di vendita o acquisto ma incidono altre dinamiche sull’interpretazione (es.: divergenze, passaggio oltre la linea dello zero per alcuni indicatori, ecc.).
Difficile immaginare che sui vari mezzi di comunicazione si possa scrivere – in poche righe – e descrivere – in altrettante poche righe – questa oggettiva verità. Sarebbe sicuramente considerata troppo da “tecnici” o “esperti” del settore e pertanto non letta perché non attraente.
Dal mio punto di vista il “non scrivere” come neppure il “non descrivere” questa situazione (che a tendere può apparire imminente) può solo significare e giustificare un atteggiamento: una mera e propria volontà di non informazione.
La conseguenza di tutto questo? Il solito commento a posteriori (sempre e solo dopo) dell’eventuale ribasso dei mercati finanziari. Ovviamente nell’incuranza generale dello scempio avvenuto nelle tasche dei sempre e soliti noti: i risparmiatori.
A presto.
Stefano Masa – info@quantinvest.it