TERZA PUNTATA
Maria Giuseppa donna
Nella parte finale del “resoconto giudiziario” accade qualcosa che, almeno momentaneamente, fa scattare nella mente del protagonista il processo che porterà all’“umanizzazione” di Maria Giuseppa. In occasione della festa patronale, Giacomo “fa il serio”, fingendo d’interessarsi alle notizie della campagna, e scambia due parole con i coloni. Ma ecco che dalla prima messa torna Maria Giuseppa con «una veste lucida lucida a palline che sembrava di seta, e un giamberghino giallo anch’esso lucido». Giacomo sembra vedere la donna con occhi diversi. Questo cambiamento è messo in luce dallo stesso Giacomo:
«Guardavo Maria Giuseppa che riceveva le cose portate: due ricotte, dieci uova, i fichi di stagione. Che ho da dirvi? Mi sembrava di vederla allora per la prima volta; aveva un’aria allegra, e fresca; chi ne capisce niente? Fu come se la trovassi bella, come se avesse respirata la festa».
Giacomo è chiaro: «Mi sembrava di vederla allora per la prima volta». Solo adesso il protagonista sembra accorgersi dell’essenza umana di Maria Giuseppa, tanto – addirittura – da trovarla bella. Poco prima aveva dedicato non poche parole alla descrizione del suo vestito della festa, anche con un certo compiacimento («in testa aveva un fazzoletto celeste con certi ori che le si addicevano molto»). Insomma, agli occhi di Giacomo, Maria Giuseppa acquista il rango di donna solo a quest’altezza della vicenda; ed è grottesco notare che Maria Giuseppa smetta di essere animale solo in prossimità della propria morte (che è la causa del resoconto di Giacomo ai “Signori”).
Questa considerazione tuttavia, come prima dicevo, è solo momentanea: la donna, poco dopo, ritorna al rango “bestiale”. Giacomo, infatti, manifesta chiaramente il suo disprezzo dopo aver brutalmente consumato lo stupro: «Mi faceva ribrezzo, mi faceva quasi ridere quella mammella avvizzita e nera tra un brindello di camicia e la catena di ferro dell’abitino».
Ulteriore riprova del ritorno alla condizione animale della donna sono le frasi finali. La morte della donna, infatti, è vissuta dal protagonista con indifferenza:
«Ma forse che è morta per me? E poi, se è morta per me, forse che devo averci rimorso io? Se m’è piaciuta un momento, oppure se, insomma, l’ho baciata, che ne ho colpa io? Alla fine non le ho fatto nulla di male».
E intanto cosa succede in “Mani”? Non scalpitare, interlocutore.
Alla prossima.
Lorenzo Dell’Oso