Pistole ad acqua dallo spazio profondo
Non volevo dire niente di questa storia del bosone di Higgs, la “particella di Dio”. Me l’ero proprio ripromesso. «Di questa storia non voglio dire niente, perché poi ne direi troppe». Be’, non ce l’ho fatta. E credo di non avercela fatta per due motivi. Perché ho visto troppi bagnanti di Erich Fischl e perché domenica ero seduto con uno spritz in mano a bordo piscina. Praticamente dentro Squirt, “Schizzo”, del 1982.
Un ragazzino con maschera e pinne sta per spruzzare con una pistola ad acqua una donna prona sulla sdraio, dal costume violetto. La sua compagna supina, sulla sdraio affianco, ha il costume verde cupro chiaro (perdonate il tecnicismo, un tempo dipingevo) e non dice nulla all’amica. Non l’avvisa. Aspetta, probabilmente divertita, che il ragazzo spari. Mi sono chiesto: «Che cosa sarà stato, in quel momento, Dio, per quel ragazzo?». Una massa, immagino. Una massa violetta.
Se vi fa sorridere, è buona, ottima cosa. Poi però provate a pensare perché il bosone di Higgs è chiamato “particella di Dio”. Perché consente la massa, il creato. Senza massa, non c’è creazione. Partiamo da una definizione: la fisica delle particelle studia i costituenti fondamentali della materia e le loro interazioni. Dunque le particelle sono i costituenti fondamentali della materia. Sono onde e corpuscoli insieme, sono quasi indefinibili: li chiamano “vettori di stato”, ma è un’approssimazione appena sufficiente. Nondimeno prendiamola per buona.
Ci sono particelle costituenti la materia (quark, leptoni) e particelle mediatrici di forza, per l’appunto, i bosoni. Sappiamo come interagiscono le particelle elementari? La nostra presunzione di saperlo è una teoria quantistica nominata “Modello standard”, con quell’aggettivo, “standard”, che denuncia una forzatura già nel nome. Che sia standard lo si definirà dopo, non prima di averlo comprovato, ma tant’è. E va detto che da oggi, forse, potrebbe essere standard per davvero. Forse, però. Perché mica sono sicuri che quella particella ritrovata con massa 133 volte maggiore di quella di un protone sia davvero ciò che andavano cercando.
Certo è che fino a ieri, in realtà, il modello, a dispetto delle velleità dei fisici, non reggeva, e per la semplice ragione che non era compatibile con la gravità. Se la materia non ha massa non può esserci gravità. Bene, ora abbiamo appreso che nei prodotti di decadimento del bosone di Higgs (dopo il gran botto, la “collisione ad alta energia”, a velocità prossima a quella della luce) ci sono tracce probabilistiche della sua esistenza. Insieme ad altre tracce di particelle che gli strumenti non sono stati in grado di rilevare. Vedrete che una di queste particelle sarà senz’altro il “gravitone”, il “graviton”, un nome talmente ridicolo che sarebbe costato il posto a qualunque sceneggiatore della Marvel.
Non sorridete, esiste davvero, anche se la sua esistenza non è mai stata sperimentalmente verificata. Ma non stiamo troppo a sottilizzare, suvvia! Lo sarà senz’altro quando il Gran collisore di adroni, il chilometrico ciambellone del CERN, sarà potenziato fino a 14 Tera elettronvolt, fra un paio d’anni e qualche miliardo di euro.
Ad ogni modo questo “gravitone” s’ha da trovare, perché altrimenti il Modello standard non sarebbe standard per nulla e tutto sarebbe bartalianamente da rifare. Eh sì, perché una volta che abbiamo spruzzato, grazie alla pistola bosone di Higgs, nella materia la massa, ed aver quindi reso compatibile il Modello standard con la gravità, dobbiamo anche capire come diavolo possa trasmettersi la forza di gravità nei sistemi di gravità quantistica, altrimenti siamo al punto di prima. Perché ovviamente nemmeno questo sappiamo. Del resto gli stessi scienziati ammettono bellamente di non conoscere il 96% dell’Universo, e forse nemmeno il 96% della logica, perché non si possono dare percentuali senza conoscere la base, l’intero.
E allora prendi bene la mira, ragazzo mio a bordo piscina. E spara. Che fai anche sorridere l’amica, che ti è complice. Senza massa non c’è creazione e dunque non c’è Dio. Ma quella massa violetta che vedi probabilmente basta e avanza ad attestarne l’esistenza.
A presto.
Edoardo Varini
(09/07/2012)