Attento Matteo: forte dev’essere la cultura identitaria nazionale, non l’uomo, come dice Grillo

alt

Attento Matteo: forte dev’essere la cultura identitaria nazionale, non l’uomo, come dice Grillo

È probabile che molti italiani vedrebbero di buon occhio un primo ministro che non ha il rispetto di nulla. Figuriamoci dello Stato.

Sto parlando di Giuseppe Piero Grillo detto “Beppe”, genovese, classe 1948, che l’anno prossimo sono settant’anni, malgrado il jeans e lo sbrindellamento giovanile.

Il provincialismo italiota lo vedi quando ci emozioniamo per un’intervista a un giornale straniero, come è il caso di quella rilasciata da Beppe al Journal du Dimanche, in cui si leggono frasi da omino quali la definizione di Trump e Putin come «Due giganti che si parlano è il sogno di tutto il mondo».

Ora, al di là del fatto che per Beppe Trump è diventato un gigante solo dopo l’elezione, perché prima era «poco credibile», è risaputo che i giganti al mondo non esistono. Per avere l’impressione del contrario occorrono due presupposti: o sei un nano, o sei in ginocchio.

Non sono tanto le cose che il comico afferma, è quel suo desiderio sfrenato di semplificazione.

alt

Ora dicono che quando parla Grillo sembra di sentire Salvini. Fossi Matteo mi preoccuperei. Se qualcosa salverà questo paese è una cultura nazionale identitaria forte. Non l’uomo forte.

Su questo la Lega deve scattare in avanti. Creare cultura costa fatica, costa pensiero. Però fa la differenza.

Il Vaffa Day e il populismo sono due cose opposte. Il primo è una sorta di tardo dadaismo buono forse per spaventare la prof di italiano quasi burn out. Il secondo è una politica per il popolo. “Populismo” l’hanno fatto diventare un brutto termine. Pensateci: una cosa per il popolo è diventata una cosa riprovevole. La colpa del populismo sarebbe che idealizza il popolo. E chi si dovrebbe idealizzare: i cortigiani e il re?

A presto. 

Edoardo Varini

(23/01/2016)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.